L’impiego dei compositi è ormai parte integrante della clinica quotidiana nel ripristino morfo-funzionale di elementi dentari anteriori e posteriori. Grazie agli sviluppi merceologici, che si sono soprattutto incentrati su filler e componente organica, abbiamo oggi a disposizione resine composite molto performanti sia da un punto di vista estetico che meccanico. La recente introduzione nel mercato di resine monomassa monocromatiche ha messo in discussione uno dei capi saldi della restaurativa: la stratificazione delle masse di composito, effettuata da anni per ottenere il controllo della contrazione volumetrica da un lato e della tridimensionalità del colore dall’altro. E allora, dove sta la verità? Possiamo veramente affidarci a questi materiali con la speranza di ottenere una qualità sufficientemente elevata? Oppure, la continua ricerca di una semplificazione non ci consente di raggiungere una restaurativa di alto livello?