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La stratificazione delle resine composite nelle ricostruzioni anteriori

Le ricostruzioni in resina composita dei settori frontali sono, in genere, impegnative per l’odontoiatra e tale aspetto è legato sia alla tecnica di esecuzione sia alle caratteristiche cromatiche della resina composita che ha sostanzialmente proprietà ottiche differenti rispetto ai tessuti dentali.

La “battaglia” tra translucenza e opalescenza

Dal punto di vista ottico la dentina è un tessuto che si può definire opalescente, vale a dire, semplificando, che non si lascia attraversare da un fascio di luce. Lo smalto invece può avere un comportamento opalescente (il classico smalto tendente al bianco) o translucente (tendente al vetro opalino) cioè semplificando il concetto, avere la tendenza a lasciarsi parzialmente attraversare dalla luce permettendo il “ risalto “ della dentina sottostante.

In natura non si ritrova un solo uno smalto opalescente versus translucente bensì un numero molto elevato di situazioni intermedie che vanno dall’opalescenza alla translucenza e viceversa. Il grado di tranlucenza / opalescenza dello smalto influenza la percezione dell’aspetto bianco o del grigio del dente stesso. La quantità di bianco o di grigio che evidenzia il dente all’osservazione visiva si chiama valore. Uno smalto translucente permette di evidenziare la tinta e il croma – in pratica il colore – della dentina sottostante, soprattutto a livello cervicale dove lo smalto è sottile, oppure consente di percepire il fondo nero della bocca a livello incisale dove la dentina non è presente: si parla di “ halo” incisale.
Uno smalto translucente conferisce al dente una tendenza al grigio, invece quello opalescente una tendenza al bianco.

La “battaglia tra opalescenza e translucenza” dipende anche da altri fattori come lo spessore dello smalto.
Anche uno smalto opalescente in spessori sottili ha caratteristiche di translucenza come ad esempio nei pazienti anziani con smalto consumato.

La stratificazione delle resine composite come elemento chiave per il restauro anteriore

Non si può prescindere dalla stratificazione di almeno due masse di resina composita nel restauro estetico anteriore e, nella fattispecie, di almeno una massa definita “dentina ” e di una definita “ smalto” rispettivamente. Questo concetto assume particolare rilevanza nelle ricostruzioni anteriori definite “ passanti “ ovvero dove manca la parete palatale / linguale del dente. In questa situazione, dal punto di vista ottico, il restauro in resina composita interagisce con la luce bianca dell’ambiente e con la “luce” o meglio dire il riflesso nero proveniente dal fondo della cavità orale.

Le case produttrici hanno fatto molti sforzi per produrre masse di resina composita che simulano l’opacità, la tinta e la saturazione della dentina umana così come delle masse di resina composita opalescente o translucente atte a simulare il differente grado di bianco / grigio percepito da un osservatore nel dente anteriore. Queste formulazioni di resina composita devono essere stratificate l’una sopra l’altra per cercare di simulare il più possibile il comportamento ottico naturale che i tessuti dentali hanno quando vengono illuminati dalla luce incidente ambientale.

Tips & trick

Determinare la tinta e la saturazione della denti

Per valutare la tinta e la saturazione  della dentina, attraverso una scala colori in resina composita realizzata a “hoc” con la resina composita che si sta impiegando,  bisogna prendere in considerazione quella parte del dente anteriore dove a causa degli spessori sottili l’influenza coprente dello smalto, soprattutto quello opalescente, è minimaQuesta zona è rappresentata dall’area cervicale del dente. Tale valutazione permette al clinico la scelta della massa “dentina“ da impiegare nel restauro con la consapevolezza – come detto nell’articolo precedente  – che la saturazione della tinta scelta è influenzata dallo spessore dell’incremento.

Determinare la translucenza dello smalto

Per valutare la natura dello smalto del dente che deve essere ricostruito occorre fare riferimento a quella zona anatomica dove è minore l’interferenza della dentina sottostante. Questa zona è rappresentata dall’area incisale dove la dentina, già naturalmente almeno nel ragazzo e nel giovane adulto, non è presente. La percezione di un’area tendente al bianco a livello incisale può, verosimilmente significare la presenza di uno smalto opalescente. La scelta della massa di resina composita da impiegare sarà quindi una massa smalto tendente al bianco (massa smalto opalescente ). La percezione di un’area incisale che permette di percepire il fondo nero della bocca – chiamato “halo incisale”- significa la presenza di uno smalto tendenzialmente translucente.
La scelta della massa di resina composita da impiegare – come massa smalto – dovrà quindi avere proprietà di translucenza.
La resina composita translucente da impiegare come massa smalto può essere translucente puro (clear) oppure una massa con sfumature ambrate o grigie.

Neutralizzare il fondo nero della bocca

Il fondo della cavità orale e dell’orofaringe quando illuminati riflettono il colore nero che tende a interagire con la ricostruzione – passante – in resina composita. L’obiettivo deve essere quello d’impedire che il riflesso nero del fondo della bocca possa “diffondersi“ (per diffusione e rifrazione) all’interno del restauro in resina composita. Questo evento provoca inevitabilmente un calo della luminosità del restauro con una tendenza ad apparire grigio (riduzione del valore). Per ottenere questo risultato il riflesso nero deve essere bloccato nei primi spessori palatali della ricostruzione. Allo scopo, le case produttrici hanno realizzato delle masse di resina composita o dei flowable molto opachi in grado bloccare e impedire la diffusione del riflesso nero del fondo della bocca all’interno del restauro.


Fig.1: elemento dentale 4.1 fratturato nella porzione vestibolare e incisale.

Fig.2 : restauro ultimato di 4.1 in resina composita manipolata mediante tecnica incrementale.

Fig.3: situazione iniziale – figg.1 – rilevata mediante luce incidente polarizzata per meglio determinare la tinta e la saturazione della dentina.

Fig.4: restauro in resina composita ultimato – fig.2 – visionato mediante luce incidente polarizzata.

Dott. Stefano Daniele
Dott. Stefano Daniele
Articolo a cura del Dott. Odontoiatra Stefano Daniele

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